Last updated on 08/12/2024
🕒 5 min“Enzo Tortora : L’innocenza dietro le sbarre” alias “Innocence Behind Bars: Enzo Tortora” è un breve brano orchestrale in Do minore che ho scritto seguendo i canoni della musica cinematografica. La composizione accompagna due momenti visivi fondamentali che incarnano il cuore tematico dell’opera: un tributo musicale alla nobiltà d’animo di Enzo Tortora.
Chi era Enzo Tortora
Il 17 giugno 1983, alle 4 del mattino, Enzo Tortora viene strappato dal sonno e dalla sua vita. Un uomo onesto, sempre gentile, un volto amato dalla TV, si ritrova improvvisamente marchiato come criminale. Le accuse? Traffico di stupefacenti e associazione camorristica. Parole che pesano come macigni, che distruggono una reputazione costruita in un’esistenza di esemplare onestà.
Immagina il terrore, lo smarrimento di quest’uomo innocente, trascinato via nel cuore della notte. Le immagini indelebili (anche oggi, su internet) della “sfilata in manette”, organizzata appositamente per i telegiornali; Enzo Tortora con lo sguardo frastornato emblematico di chi si trova in mezzo ad un incubo surreale, lo espone a una gogna mediatica senza precedenti. In Italia non si era mai arrivati tanto in basso.
È l’inizio di un calvario che durerà anni, 67 udienze di un processo farsa che si concluderà con una condanna a 10 anni di reclusione.
Ma Tortora, nonostante tutto, rimane un esempio di dignità. Durante quell’incubo, mentre altri si aggrapperebbero all’immunità parlamentare, lui rinuncia al suo seggio europeo, si dimette, e affronta gli arresti domiciliari a testa alta.
La sua integrità brilla in un mondo di opportunisti e vigliacchi. Il trauma di quell’arresto notturno, l’isolamento sociale, l’umiliazione pubblica, lo stress cronico di anni di processo: tutto questo scava nell’anima di Tortora. Lo vediamo consumarsi giorno dopo giorno, spegnersi lentamente. Il suo corpo, martoriato dallo stress, inizia a cedere. Il sistema immunitario si indebolisce, gli ormoni impazziscono, l’infiammazione cronica divora le sue difese.
Finalmente, il 15 settembre 1986, arriva l’assoluzione con formula piena. Ma è troppo tardi. Il danno è fatto. Tortora, l’uomo che abbiamo visto sorridere in TV per anni, ora è solo l’ombra di se stesso. Il cancro, cagionato e alimentato da anni di sofferenza psicologica, lo ucciderà poco dopo.
Questa è la storia di un uomo distrutto da un sistema che avrebbe dovuto proteggerlo. Di colleghi che lo hanno abbandonato, di una giustizia che ha fallito, di un’Italia che ha guardato e non ha fatto nulla.
È la storia di come lo stress cronico, la depressione, la perdita di fiducia nelle istituzioni possano letteralmente uccidere un uomo.
Enzo Tortora è morto due volte: la prima, il giorno del suo arresto, la seconda quando il suo corpo, stremato da anni di ingiustizia, ha ceduto.
La storia di Enzo Tortora è un monito, un grido d’allarme che risuona ancora oggi. Ecco chi era Enzo Tortora ed ecco perché sentito di scrivere questa musica.
Introduzione: Leggera Tensione Malinconica
L’apertura del brano è caratterizzata da un ostinato ritmico negli archi, staccato, ho composto un tessuto sonoro pulsante e incisivo, ma non opprimente.
Ho mantenuto la gamma dinamica dell’ensemble tra “mp” e “mf“, consentendo a questo schema ritmico di fungere da fondamento strutturale per l’intera fase iniziale, stabilendo una tensione di fondo essenziale per l’atmosfera sonora, tipica della musica da film italiana all’epoca di quel triste evento che distrusse un uomo perbene.
Melodia e Contrasto Timbrico
La linea melodica principale (00:50) è semplice , affidata alla mano destra del pianista; una variazione timbrico-melodica nel contesto strumentale che precedentemente era affidato unicamente all’ostinato degli archi.
Contemporaneamente all’ingresso del pianoforte, ho introdotto due idiofoni e un piccolo strumento a percussione intonato per arricchire lo spettro timbrico. In questo modo ottengo una sonorità più ‘cristallina‘ e definita rispetto a ciò che sarebbe risultato con la sola esecuzione melodica del pianoforte. Questa giustapposizione di timbri crea un contrasto tra la ‘linearità’ del pianoforte e la punteggiatura ritmica delle percussioni.
Sviluppo Tematico e Orchestrazione
Per lo sviluppo tematico (01:04), ho scritto in modo tale che gli archi assumano un ruolo di primo piano, adesso supportati da una sezione di ottoni ridotta al limite della percezione sonora. Ho proseguito con l’uso dello staccato e del raddoppio nonostante la diversa strumentazione rispetto all’introduzione.
La batteria, in questa fase, mantiene un registro dinamico contenuto; fornisce un supporto ritmico essenziale senza sopraffare la trama orchestrale. Questa tecnica, spesso impiegata nella musica per film, serve principalmente a mantenere la chiarezza della narrazione sonora anche in caso di cambio d’organico.
Transizione Lirica
Ho poi introdotto una breve transizione lirica (02:03), assegnando una variazione tematica al violoncello e alla viola solista. (il “primo piano” sonoro in questo caso è ottenuto durante la fase di mixaggio e post-produzione audio). Questo passaggio funge da ponte per la sezione successiva e va ad anticipare lo “stop” nello stile pop-classico.
Climax in Sincrono con la Narrazione Visiva
Il climax della composizione (02:30) si allinea con le tecniche narrative della musica cinematografica. Il ‘sincrono‘ coincide con l’immagine di Tortora che, rinchiuso nella sua cella, protende le braccia oltre le sbarre della finestra.
Questo momento necessitava di un drastico cambiamento stilistico: l’introduzione del basso elettrico e il risalto della batteria creano un’apertura sonora improvvisa, riflettendo il gesto spontaneo e altruista di Tortora in una situazione paradossale. Attraverso quel gesto Tortora “abbraccia” simbolicamente, oltrepassando le sbarre della finestra, un capanello di persone che si sono radunate li sotto per solidarietà e lo incitano a non mollare.
Questa “transizione sonora” non solo segna un punto di svolta nella struttura musicale, ma amplifica anche l’impatto emotivo della scena, enfatizzando il messaggio visivo di speranza e libertà.
Armonia e Orchestrazione Essenziale
In questa parte del brano (02:58), gli archi adottano uno stile di scrittura più sostenuto, con note lunghe, e vanno a creare una struttura armonica con raddoppi di ottoni e legni.
Questa tecnica di orchestrazione mi ocorreva per enfatizzare il tema principale, conferendogli maggiore risalto per il risultato sonoro da ottenere nel suo complesso.
Sviluppo Finale e “Struttura Circolare”
Nella sezione conclusiva, l’ostinato d’archi riappare con una rinnovata configurazione ritmica. La melodia principale, ora affidata a due solisti della sezione ottoni, genera un nuovo colore timbrico che si intreccia armoniosamente con il contrappunto degli archi.
Il brano si chiude con un ritorno ciclico al materiale tematico iniziale: il pianoforte riprende la linea melodica principale, sostenuto dagli archi con note tenute.
Questa struttura circolare conferisce alla composizione coesione formale e completezza, riflettendo la ciclicità dell’esperienza umana rappresentata nelle immagini. Tale approccio, caratteristico della musica cinematografica più nota, crea un’esperienza sonora che arricchisce e completa la narrazione visiva.
Post-produzione Analogica
La mia musica beneficia di una post-produzione analogica che le conferisce un carattere unico. Cerco sempre un risultato timbrico che richiami le sonorità della musica da film italiana ed europea, preferendo un suono caldo e organico alle perfezioni talvolta sterili del digitale. Questo approccio, frutto di anni di ricerca e sperimentazione, mi permette di creare una ‘firma sonora’ distintiva, in linea con la mia visione artistica e le mie radici musicali.